A circa cinquanta metri dall’inizio di Via Manica, sulla sinistra, si apre una piccola viuzza in discesa che gradualmente si restringe fino a diventare un sentiero in terra battuta. Questo percorso è di grande interesse perché collega direttamente Via Manica con il punto panoramico “Belvedere”. Il nome è perfettamente rappresentativo della sua bellezza: a circa 50 metri sul livello del mare, la vista si apre sul borgo del Tono e sul suo splendido mare turchese, regalando uno dei panorami più suggestivi della costa milazzese. Anticamente, i tonnaroti capiciani utilizzavano un altro piccolo sentiero che conduceva fino al mare per raggiungere la storica tonnara del Tono, testimoniando l’antico legame tra questi percorsi e l’economia locale legata alla pesca del tonno.
All’inizio del sentiero principale, una deviazione sulla destra conduce a un’antica sorgente, conosciuta localmente come “a funtanedda du Tonu”. Lo storico Piaggia la menzionava con il nome “Piediguddi”, mentre in una carta del XVII secolo è indicata come “Fuente del Angonia manantial de bastante agua y buena”, a testimonianza della sua importanza nella vita quotidiana degli abitanti. Davanti alla sorgente si erge un magnifico Carrubo secolare (Ceratonia siliqua), noto come “a carrubbara”. Questa pianta è un raro e prezioso esemplare per la biodiversità locale e fu “riscoperta” nel 2003, durante un’operazione di pulizia dei sentieri nell’ambito dei campi di volontariato ambientale organizzati da Legambiente del Tirreno. Nel 2006, il professore Giuseppe Giaimi, dell’Università di Palermo, ne ha studiato la longevità, datandola tra il 1650 e il 1700. L’albero madre è stato abbattuto nel corso del tempo, ma oggi sopravvive una grande ceppaia con una circonferenza di 9,3 metri, da cui si sono sviluppati tre robusti polloni alti circa 14,5 metri. Durante le analisi, sono stati eseguiti carotaggi e altre indagini specifiche per verificare lo stato di salute della pianta, confermandone la resistenza e l’importanza ecologica.
Proseguendo lungo il sentiero, il percorso attraversa un fitto canneto che si estende fino a Vico I Nettuno, per poi immettersi nella Via Nettuno al Tono. Tornando invece al sentiero principale, quello che collega la Manica a Belvedere, si cammina lungo antichi muretti a secco, chiamati popolarmente “ammacìi”, che accompagnano l’escursionista per tutta la lunghezza del percorso. Queste strutture in pietra, ancora ben conservate, restituiscono un’atmosfera d’altri tempi e rappresentano un’importante testimonianza della tradizione agricola locale. Sopra i muretti crescono spontaneamente piante di fico d’India, che non solo contribuiscono alla stabilità della struttura, ma fungono anche da barriere vegetali naturali tra le proprietà.
A circa metà del percorso, si incontra un piccolo corso d’acqua che alimenta la rigogliosa vegetazione della zona, caratterizzata da numerosi esemplari di Canna domestica (Arundo donax), i cui alti fusti seguono il flusso dell’impluvio fino alle piante sottostanti. Poco più avanti, una deviazione sulla destra conduce alla “funtanedda”, un’antica fonte accompagnata da lavatoi storici, in cui è ancora possibile osservare l’acqua sgorgare dalla parete rocciosa. Nelle vicinanze si trova un serbatoio d’acqua chiuso da tavole di legno, un tempo utilizzato per la raccolta e la conservazione della risorsa idrica per gli abitanti della zona. I lavatoi sono situati all’ombra di un imponente esemplare di Olmo campestre, che con la sua ampia chioma crea un’area di sosta naturale e rinfrescante lungo il tragitto.
Questo sentiero non è altro che la prosecuzione di quello che, partendo da Monte Trino, raggiunge la Manica ed è noto come “Ufennu e u paradiso”. In origine, il tratto di Via Manica oggi asfaltato univa questi percorsi, costituendo un’antica mulattiera che permetteva di spostarsi agevolmente da Monte Trino fino a Belvedere, costeggiando la costa di ponente del promontorio di Milazzo. Lungo il cammino, si respira l’atmosfera di un passato ricco di storia e tradizioni, tra paesaggi mozzafiato e testimonianze del legame profondo tra l’uomo e il territorio.
Milazzo - Via Bevaceto, 37
Menadì